Brain Damage
“Cosa mi hai fatto?!”
“Non preoccuparti, aggiusterò tutto.”
Due colori e pochi pixel bastano a questo gioco per far accapponare la pelle.
Una macchina corre lungo la strada. Al lato della strada c’è un uomo, l’auto si ferma. L’uomo e l’autista parlano. L’uomo sale nella macchina, i due si dirigono verso casa dell’autista, ma dopo una birra e qualche parola…
L’uomo si sveglia, si ritrova legato ad un tavolo e non riesce a liberarsi, è ancora inconsapevole di essere caduto nella trappola di un serial killer che ha come scopo finale quello di creare il servitore perfetto.
Dopo alcuni secondi di introduzione si passa alla parte interattiva del gioco. Il compito del giocatore è quello di forare la scatola cranica della vittima e versarvi gocce di acido per provare l’effetto sul paziente.
Ogni tentativo sfocia in una diversa conclusione e in un diverso dialogo tra paziente e maniaco, ma alla fine c’è sempre una sega che simboleggia l’inizio di un nuovo esperimento.
La colonna sonora contribuisce a dare all’atmosfera un tono macabro e l’eccessivo minimalismo spiazza il giocatore.
Ci si sente avvolti da uno stato di ansia. La ripetitività dell’azione porta a provare ogni combinazione possibile di torture da infliggere al malcapitato per ottenere il risultato sperato.
Brain Damage spinge il giocatore al cinismo assoluto. Bisogna trasformare l’ostaggio in un fedele servitore a tutti i costi, vittima dopo vittima, tentativo dopo tentativo.
Il gioco potrebbe essere stato ispirato da una storia realmente accaduta: Jeffrey Dahmer era un serial killer americano che verso la fine degli anni 80 seminava il panico nello stato del Wisconsin, modus operandi e movente erano molto simili a quelli descritti sopra.
Brain Damage è del 2009. Sviluppo, design e musica sono di Stephen Lavelle, conosciuto nella scena indie come Increpare.
Risorse: